Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano
Sono così celebri ed efficaci questi versi di Emily Dickinson che basta tirarli fuori al momento giusto, per riaffermare la necessità che le creature hanno di prendersi cura reciprocamente, perché la vita sia ri-accolta, possa ri-nascere e perché ogni esistenza ri-trovi la sua dignità.
Ed è così semplice là dove le vite sono ingabbiate e segnate da colpe e da pene da scontare o dove sono offese e nascoste e considerate minori o inutili. E se questo succede tra creature che conoscono le sbarre quelle vere, che siano uomini e cani pare strano, ma ad armi pari, normalmente e da secoli, il rapporto tra questi è fatto di compagnia e gratitudine.
Così la Fondazione Cave Canem da anni nel mondo dell’educazione cinofila, che si occupa di randagismo ma anche di recupero di cani che hanno subito violenza e abbandoni, ha avuto la geniale e semplicissima idea, che a far ciò per cui si muove, debbano essere le persone che vanno esse stesse recuperate e ciò che accomuna i primi e i secondi è proprio l’esperienza della privazione, della abnegazione, talvolta della violenza e l’esigenza, appunto, di rinascere.
Chi meglio di loro se non loro stessi? Chi salva chi? Tra persone e animali nell’intento di ritrovare la propria dignità e libertà, nasce quindi un bel progetto della Fondazione Cave Canem, per il recupero e la rieducazione dei cani randagi, in tre istituti penitenziari, a Roma, Napoli e Spoleto. Fuori dalle gabbie, questo l’altrettanto semplice e geniale nome del progetto, si rivolge a persone che devono scontare pena coinvolte e che vengono istruite al lavoro con cani abbandonati in un percorso di riscatto sociale e reinserimento. Se il cane trova la possibilità di essere rieducato per essere poi accolto in famiglia, la persona in carcere, si lascia rieducare in un percorso professionale fatto di conoscenza, disciplina, empatia e sensibilità.
L’idea di far crescere percorsi rieducativi per carcerati e per cani dietro e sbarre è una iniziativa che dal 2019 ha già coinvolto più di 150 autori di reato e circa 200 cani tra Umbria, Lazio e Campania.