Avrai pianto quando ti hanno detto che era l’ora di tornare a casa…
Lì dove il tempo sarà per sempre una luce, quel che era all’origine sarà tornato nella fine. Lì dove troverai le terre tue e saranno di nuovo nel mare. Il profumo del malto ti aveva stancato, e in questo ultimo andare ogni inciampo ti sarà perdonato. Le ginocchia e la schiena piegate riconosceranno il viale, camminerai in fretta, cercando acqua fresca per bagnare il palato.
E di certo piangerai quando la rivedrai. D’un tratto, appoggiata al recinto disegnato da bimbo: un orto, un frate curvo e quel solco incompiuto. Saprai che l’attesa è una donna insicura, una malinconia conosciuta e a volte sa di paura.
Quando ritornerai nella casa che tu hai costruito, entrerai dal cancello e vedrai chi ti aspetta: un viso antico e forse bello. Un sorriso, ancora segnato dal ricordo infastidito di un treno partito e di un viaggio che senza di lei, era iniziato.
Quando ritornerai a casa, saprai le risposte, le parole certe, le canzoni irlandesi e le solitudini esposte. Nessuno sarà dimenticato e un coro intonato di inni, in lontananza, sarà cantato per non farti arrossire. Guarderanno da fuori, senza indugiare. Quando fu chiaro il perchè di tutto quel pregare.
Non ti verrà più a cercare il bisogno. Anche i salici, commossi, chineranno le chiome al tuo passaggio e le montagne si inneveranno, per illuminare i tuoi passi. Ti presteranno il tempo, restituito e tutto il mare per bagnarti, il sole per asciugarti, le stelle per leggere la notte, neanche una soglia ti separerà ancora: saranno tue le colline, le strade e i sacri luoghi e anche i dipinti e tutto il buono che esiste. E il fiume e le piogge non ti faranno paura.
Un nota sicura: «Questa è la vita mia e tua – le dicevi – un segreto, un tempio del cuore». Dopo aver pagato per anni, conosciuto la croce, la pena, la morte. Affretterai il passo fino alla radura.
Quando tornerai a casa troverai fiori, pane caldo, buon vino e il tuo presepe perfetto, sotto la campana di vetro. Il bacio che speravi e la musica che ascoltavi. Ha custodito tutto il non detto, il perduto, il lasciato. L’ha nascosto e protetto dal tempo, dalla noia e da chi non ha sperato. Non esiste più il misura né metro.
Riderai al suono di un motore, pronto a partire di corsa. Senza avvisare o chiedere permesso per cercare la via e decidere il dove. Ma il mondo, non avrà odore e sarà poco ingombrante. Lo infilerai in tasca per ascoltare i suoi versi che attendevi da sempre.
Ti racconterà del giardino che è fiorito, di un amico caro, di un bimbo mai nato. Di quel filo ancora staccato. Del suono che fanno le campane al mattino, delle facce incontrate e di quelle schivate. Del bosco dove si era nascosta. Del recinto da riparare ancora e del tavolo che ha voluto lucidare. Del pozzo troppo profondo e delle tue riviste, messe da parte, numerate, spolverate. Del camino e le domeniche infinite. E le matite, i colori, le carte preziose. E a riconoscere la sua voce, a guardare le sue labbra, troveresti memoria di gesti mai avuti, di mani sicure e carezze sepolte. Ti verrà su tutto il tuo cuore per quel tempo passato, per ogni abbraccio mancato.
Quando tornerai a casa i sospetti moriranno. E i maligni dimenticheranno.
Non le credevano perché non ti vedevano. Non si convincevano perché se tu fiorivi lei appassiva. Te l’hanno derisa, cacciata e ignorata mentre cercavi di metterla in salvo. La guardavano senza capire, come fosse una vedova senza un altare, come fosse fedele a un’onda inabissata: era lì con loro, ma altrove, nel tempo di ieri, con tutti quelli felici, a darle consigli. «Io lo aspetto», lei rispondeva! Le dicevano di uscire a cercare qualcuno ma in ogni qualcuno, non ti trovava. E tornava da sola nell’inverno del cuore, col fiato corto e il passo affrettato a rubare nei libri le tue care parole. Dove tu nascevi lei moriva. Dove tu vivevi lei scompariva. Dove tu speravi lei inveiva.
Sarai tu a dispiegare il vero, con le parole che un tempo avevi in gola.
Ma una volta disteso, in pace, potrai sfiorare il manto del grano e sentire tutto il suo perdono. Non avrai più sete e troverai l’arresa, dove l’avevi lasciata.
Quando tornerai a casa, certamente piangerai di bellezza mentre lei non saprà dire che ti amava! Perché mai per nessuno ha pronunciato l’amore e non conosceva l’abitudine di certe parole. Quando tornerai a casa, non saprà dirti che ti ama. Sarà muta, silente, di ghiaccio. Ma tu valle incontro sicuro, non sprofondare. E con un solo tuo sguardo: a riempire di lei i tuoi occhi, che ridaranno ai suoi, la luce perduta. Eri tu quella casa, quella vita, quella via, da troppo tempo abbandonata.
Quando ritornerai a casa, nel silenzio che hai adorato, piangerai per tutto il suo amore.
Ogni parola sarà promessa compiuta, il melograno appena fiorito, la tavola imbandita, ci sarà un suo posto per ogni piccola vita. Sì, piangerai di piena bellezza, nella casa di pietra, vicino al bosco, che ti aspetta.
E dinanzi a te, non più ricurva e paurosa, lei sarà, come una insperata benedizione antica.
Henri Matisse, Armonie in rosso, 1908