Nel mio villaggio c’è un umbro come me.
Uno di quelli che attacca bottone e il suo accento lo rende diverso. Ha sempre voglia di sapere e mi inchioda al marciapiede. È arrivato fin qui perché lo facevano lavorare come una bestia senza la possibilità di riposare e se ti fai raccontare… ti rendi conto che la vita contadina è altra cosa.
Mentre ti descrive le sofferenze della sua giovinezza, la liberazione sentita una volta fatta bisaccia e scappato dai suoi, ti accorgi che il timbro di voce cambia, il respiro rallenta, la parola scorre meno veloce. Ti accorgi insomma che si ha nostalgia anche di ciò che ti ha fatto male. Perché li avresti amati comunque.