Da molto tempo sono un giardino d’inverno,
di quelli pieni di liane, erba incolta, resti di fiori sommersi e pezzi di ferro, dove un tempo abitavano danze di formiche e pasti di picchi felici. Sono qui con le mie labbra rigide, bagnate dal gelo e pizzicate da ragni. Ogni rovo una storia, ogni ramo spezzato un rischio mal calcolato. Strati melmosi e muschio sono il mio letto. Un rivolo sotterraneo mi lava le colpe. Le cose nascoste, la sedia di legno, il vaso spaccato, la fontana disidratata, sono attori impoveriti. Sono una gemma impaurita, nel freddo, che non vuole ancora schiudersi e custodisce il suo incanto in un segreto. Nel sonno ho fermato ogni attesa, ho scolpito il suo volto, ho deposto le armi e il mio cuore. Non faccio che ascoltare e aspettare, questo il mio unico dovere… Se non fosse per il sorgere del sole, il suo tepore puntuale che suggerisce di sciogliere tutto come una bugia di fronte al vero; se non fosse per questa tocco leggero di vita, rimarrei qui eternamente assopita.