Se tu fossi qui con me
ti proteggerei dal disincanto, dalle troppe parole, dal verosimile,
dai richiami dei giusti e dalle comodità dei ricchi.
Dal dubbio ma anche dalle ragioni illuminate, forzate e violente. Dalle spiegazioni.
Ti nasconderei dal male e più ancora dal finto bene,
dalle paure di non essere all’altezza, dalle responsabilità mancate.
Ti porterei in un giardino fiorito per farti ridere e annusare. Ti lascerei correre.
Ti farei ascoltare la musica sua e la pausa che ancora e ancora e ancora, sta scrivendo.
Ti farei ombra se la luce fosse troppo accecante,
ti racconterei storie così impossibili da sembrare la tua e la mia.
Se tu fossi qui, ti proteggerei dai padri mancati, dagli abbandoni, dai viaggi senza ritorno.
Dalle bugie e dalle facili soluzioni. Dai legami insani.
Ti chiamava – impaurito – “un grande vuoto”, come un’incognita che fluttua nei pensieri, irreale…
Sappiamo te e io, quanto invece tu sia un pieno,
un pienissimo,
tracotante di un mistero che svela ogni segreto, che conosce ogni dolore, che persevera ogni vero, che cambia chi lo teme.
E che hai occhi neri luccicanti, zigomi alti e un volto preciso e anche un nome.
Se tu fossi qui ti chiederei di proteggermi da quel male che abita in me,
dalla non speranza, dal non ritorno, dal non perdono:
perché la più misera e sciocca crudeltà, non è la mia immaginazione,
ma che la vita continui, nel vuoto mio (e suo),
senza te, pienezza mia.
Fernando Botero, Mujer leyendo, 2003