Si scrive degli altri per non parlar di sé. Annoiati o persuasi che niente sarebbe interessante o nuovo.
Si lasciano tracce e si evidenziano fili comuni. Nascosti dietro altri nomi, altri luoghi, altri tempi.
Trame scontate, immagini, anticipazioni del finale.
Si scrive degli altri perchè mal ci si sopporta e si ignora quanta promessa è ancora lì ad aspettare un po’ di credito, un po’ di miele, un po’ di tempo buono.
Si scrive cercando di rispettare tutto degli altri perchè non si dica che sono malvisti, calpestati. Si sta attenti a ogni dettaglio, all’editing e alle raccomandazioni.
Il male peggiore è l’essere interpretati. Prestare voce a parole incongruenti, inappellabili, insopportabili. Una parola scritta è una pietra. Ma anche una piaga. Ma anche una pietà.
E poi si scrive solo nel silenzio.
E nella pausa tra un respiro e l’altro, tra un frammento e una intuizione, tra un ricordo e una realtà. Una spina è scrivere, una spina nelle ore quotidiane che distrae e riporta tutto al vero.
Si scrive per dare voce agli ultimi, ai fragili, ai fantasmi.
Si scrive perchè non si ha modo di essere visti, riconosciuti e amati.