Non posso venderti, né barattare, né ignorarti
Non posso regalarti, né darti in prestito
non posso scontare o negare o dimenticare.
Posso decidere di non appartenerti. Di non necessitar-ti.
Posso scivolare, tanto la giornata è rivolta alla notte
Che il salutare è il gesto più frequente
Che il girare le spalle non è poi così insolito
Se valessi un po’ meno
Se tu fossi tutto un po’ meno
Se tu non avessi una volta sorriso dei miei imbarazzi
Se non avessi letto poesie ad alta voce
Se non avessi comprato quaderni per scrivere favole…
Potrei dire che non eravamo poi così insieme
Non così incollati
Non così permeati, mescolati, unuati.
Di certo non sei così perfetto così coerente così presente
come eri parso.
Potrei ricordarmi ogni tuo difetto
ogni intervallo di intelletto
ogni mancanza, ogni verità non detta.
Elencare il peggio, augurarmi l’oblio e diventare una miscredente.
Trincerarmi dietro ogni tradito affetto
potrei certo, riavvolgere il nastro col filo spinato, la sabbia e qualcosa nelle orecchie.
Per non più sentire i colpi.
Tutto più semplice, del camminare su un campo minato.
Devo invece solo, lasciarti andare.
Ed è come strapparmi
la carne mia.
L’anima mia,
La speranza mia.