Ti attendevo
nello spazio silente
tra una nota e l’altra
che ai più pare un tempo assente,
per noi era un pieno.
Stavo zitta cercando di fare silenzio,
ferma, cercando un gesto.
Ero tutta tesa verso te.
Ero protesa verso ciò che guardavi.
Ero sincera e irrequieta.
Tra un tuo atto e la mia potenza.
Tra il vicolo e la piazza.
Mi credevo un groviglio di spine.
Non tra petali di rosa o rampicanti sicuri.
Ero un impervio, isolato cardo selvatico,
resistente, certo, blu e anche fecondo.
Tra un rovo e una pietra.
Ero quel “vuoto” di silenzio e di attesa.