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Chiuse il telefono rimproverandosi e guardò fuori dalla finestra, cercando altri argomenti. Avrebbe dovuto prevederlo. Avrebbe dovuto evitarlo.
Per lei era molto difficile raccontarla tutta o approssimarsi alla verità o provare almeno a essere sincera.
Se l’avesse raccontata così come l’aveva scoperta, senza sconto o filtri, avrebbe potuto ferire, e se la cosa invece la riguardava, era sua, parlava di sé, le dicevano: “guarda il positivo” o ” non essere negativa” che son parole che appartengono a un generatore di corrente più che alle persone. Ma esattamente nel momento in cui non lo poteva vedere questo gaio slancio di vita dentro le sue cose, esattamente lì, in modo impeccabile e puntuale, le rimproveravano di essere un po’ commiserevole, un po’ poco ottimista o un po’ cieca.
Certamente la vita era per lei una immensità, una furia creativa, un sorgere e risorgere, un reale moto di vivezza, di colore, di aria pura e foreste bagnate, ma conosceva anche il buio. E il buio nascondeva in sé quelle verità che di giorno avrebbe voluto e dovuto raccontare. Alla luce dei fatti. Alla luce del vero.
Così per non sembrare qualcosa che non le piaceva essere, parlava lentamente: modulava le parole, si ammoniva, si ammansiva e provava a dirla come avrebbero voluto sentirsela dire o, immaginandola, provando a tracciare questo “positivo”. Un uomo gentile una volta le aveva anche spiegato i trucchi, le virate, i punti di fuga possibili, per non essere in disaccordo con nessuno. Poi però era sparito nel nulla, prima che lei avesse potuto incarnare quei dettami e così si era confusa.
Mentre tentava di dar fiato a immagini non del tutto corrispondenti alla realtà, quelli proprio non capivano (da tempo in effetti) quanto sangue era stato perduto in quelle parole mezze vere, perciò inutili, opache. Non avrebbero potuto capire altro che quello che avrebbero voluto capire.
C’erano linguaggi alterati, ipocriti ormai, linguaggi da mezza età, così sopra la realtà che non sapeva più cosa dire per farsi intendere. Aveva oltrepassato se stessa mille volte, imparando nuove iperboli e parole morbide.
Pareva che il suo compito fosse quello di tranquillizzare gli uomini: che fossero insomma lasciati a dondolare se stessi, nel mare delle loro certezze. E più diventava gentile in questa arte del non dire, meno se ne accorgevano e più diventava estranea a se stessa e agli altri.
Si era posta nei suoi rimaneggi il problema della finzione: forse dovremmo tutti sbugiardarsi un po’ per non scandalizzarci troppo? E quale era il limite tra il non detto e la menzogna? Non dire mai la verità, non vorrà mica dire mentire? E che enorme stanchezza questo doversi continuamente spiegare e scusare e sottrarre nel dialogo, per non sembrare troppo trasparente o troppo se stessa o troppo pesante. No, non aveva la verità in tasca, ma nelle sue ore, c’erano piccoli frammenti illuminati di materiale indiscutibile, inamovibile che non poteva che essere lì un pezzo di verità, duro come un pezzo di pietra o chiaro come la luce che entrava all’alba ogni mattino.
Un po’ come quando si vestiva: da una vita aveva la certezza che ogni capo indossato non era quello che avrebbe voluto mettersi, così si accontentava di quelli che la nascondevano, che la facevano sembrare una che aveva certamente cose più importanti che scegliersi i vestiti. Invece in lei quella frivola leggerezza, quelle sete colorate, quei foulard al vento, c’erano eccome. E chi l’avrebbe mai saputo?
Si confortò suo malgrado con la fede degli altri. Sul perché un dio intelligente, per dire la Verità, aveva dovuto inventare un Assurdo, mettendo in gioco un uomo: perché sapeva che queste meravigliose creature creative e libere, tanto la cercavano, in ogni fare e in ogni luogo, tanto non avrebbero saputo accoglierla, la Verità. In fondo sospettava che dopo una certa età, neanche la volessero più conoscere.
La Verità quella enorme, sul tutto, sui destini e quella piccolissima sul: “come stai oggi”? La verità che conoscono bene solo i bambini, perciò loro mentono sinceramente e seriamente.
Era davvero un problema della mezza età o invece della mezza verità?
Così appunto dicevano che c’era voluto un uomo che la raccontasse a un altro uomo, perché con le idee e i pensieri e perfino i fatti, questa Verità non c’era verso di poterla dire.
A questo presuntuoso ma affascinante uomo che pareva essere figlio del dio delle Verità, anche a lui gli ci volle una vita per farsi intendere a gli ci volle anche tutta la morte. E fu una morte vera, spietata, senza tanti positivi da cogliere. E comunque anche per lui pare sia stato molto difficile farsi intendere e farsi credere. Dovette oltrepassare le pietre, anche lui.
Nel frattempo, nella malattia che intercorse tra la vita e la morte, lei o mentiva o stava in silenzio e si vestiva di scuro. Altro non poteva fare, con gli uomini.
Per porre fine al malessere del suo rimproverarsi, chiudendo la finestra, staccò il telefono per qualche giorno.
